CASA EDITRICE: Garzanti
COSTO: 17,6€

Presentato da Chiesa Artorige
Risale al novembre 2019 la pubblicazione del nuovo romanzo di Bruno Morchio, che narra una nuova avventura di Bacci Pagano.
Bacci è invecchiato, si dice disilluso ma, in fondo, accetta un incarico la cui remunerazione è tutt’altro che certa: quello di Donatella Sampò, la moglie “turlupinata” dall’ingegnere (che in realtà ingegnere non è) Oreste Mari, scomparso senza lasciare traccia di sé. Tra l’eterna querelle con Essam, il fidanzato della figlia che, pur provetto chef, sogna di diventare aiuto detective, e l’incontro con una nuova (e consuetamente procace) presenza femminile, Bacci dipana il filo di una matassa inizialmente molto ingarbugliata, con l’aiuto della sua proverbiale pipa.
Ma più che la storia è l’ambientazione a costituire l’aspetto più interessante di questo nuovo capitolo, il dodicesimo della serie: l’investigatore genovese, inforcando la sua inossidabile vespa, si muove lungo quella Valpolcevera recentemente sfregiata dalla caduta del ponte Morandi, avvenuto 8 mesi prima dello snodarsi di questa vicenda.
Ma scopriremo che la ferita del ponte è solo l’ultima di una lunga serie: scorazzando su e giù per il torrente Polcevera il nostro si muove di fianco ai gusci svuotati di quella che fu uno dei centri nevralgici dell’industria pesante del nostro paese, oggi niente più che ruderi che ospitano fantasmi di vite vissute al limite. O attraversa quartieri dormitorio, come il Diamante a Begato, costruiti inizialmente per dare un tetto a chi era stato sfrattato dalla devastazione di via Madre di Dio (che ha lasciato il posto ad un simulacro ligure di Gotham city), ma poi divenuto ritrovo popolarissimo di un’umanità fatta di quegli esclusi dall’atmosfera frizzante degli anni 80, “da bere” per qualcuno, da dimenticare per altri. E l’ambientazione è l’occasione feconda per la denuncia sociale di Bacci: dov’è finita la ricostruzione? La riprogettazione di una valle sempre più ancorata a ciò che fu? È forse naufragata tra i marosi del risentimento di quello che fu il proletariato operaio delle fabbriche, ed oggi è solo un popolo disorientato e facile preda del capitano demagogo di turno?
Insomma, Bacci è invecchiato, sempre più acciaccato, ma la disillusione di cui lo stesso Morchio ha disquisito durante qualche recente presentazione del nuovo volume, francamente non la vedo: se Bruno/Bacci fosse disilluso, forse questo Le sigarette del manager sarebbe ambientato tra Quarto e Nervi, non credete?

 

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